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  • Immagine del redattoreAlice Arduino

Il mondo di Steve McCurry


Weligama, Sri Lanka, 1995

Steve McCurry insieme a Sebastião Salgado, può considerarsi il fotografo più famoso al mondo.


Le sue fotografie a colori hanno immortalato luoghi lontani, persone e paesaggi, rendendoli eterni. Nelle sue immagini sono racchiuse esperienze ed emozioni, creando delle vere e proprie icone, fonte di ispirazione, soprattutto per i giovani.


Allestita alla Reggia di Venaria, la mostra comprende 250 fotografie realizzate nei suoi 35 anni di carriera, foto recenti e inedite, nonché immagini in bianco e nero scattate tra il 1979 e il 1980 nel suo reportage in Afghanistan, dove entra in contatto con i mujaheddin. Tornerà in questa terra più volte, fino a quando arriverà l’incontro fortuito con Sharbat Gula, la ragazza afgana del campo profughi pakistano di Peshawar che diventerà icona mondiale e simbolo di speranza e pace in un paese devastato dalla guerra. Il ritratto è esposto insieme ad uno più recente, realizzato nel 2002, quando dopo 17 anni e numerose ricerche, ritrova la bambina, ormai moglie e madre. Un volto nuovo, più consumato e anziano che rende quella giovane quasi irriconoscibile. Nel suo sguardo vi è il peso di un popolo provato dalla sofferenza.



Uomini, donne, bambini, guerrieri, pastori, animali e paesaggi catturati in ogni parte del mondo, sono il centro del suo sguardo. Quasi sempre i soggetti rappresentati puntano il suo obbiettivo perché la connessione tra il fotografo e chi ritrae è fondamentale: “Il contatto avviene attraverso gli occhi che mostrano il carattere delle persone che fotografo e crea una connessione intima con il soggetto”. I volti parlano e raccontano le loro storie. Le immagini sono cariche di emozioni e mostrano punti di vista alternativi che portano alla riflessione di culture ed etnie di ogni età, di cui McCurry raccoglie con incredibile intensità.


La simmetria, l’equilibrio e i colori creano una relazione tra il soggetto e lo spettatore che attraverso una fotografia, viaggia in luoghi lontani: India, Birmania, Cina, Tibet, Yemen, Brasile, Italia. McCurry vive la quotidianità insieme agli abitanti del luogo, perché anche se “arriviamo da posti lontani condividiamo la stessa umanità”. La macchina fotografica non diventa più un corpo estraneo, ma un occhio interno, amico, attraverso il quale relazionarsi.


Ma se l’aspetto umano è una parte fondamentale del suo lavoro, molte delle fotografie che realizza sono cercate, studiate e immaginate prima nella sua mente: “Pensi un’immagine, a come la vorresti e la cerchi con pazienza”. Talvolta aspetti per ore sulla scena, “l’attesa e la costanza moltiplicano queste occasioni, fino a quando il caso fortuito ti offre qualcosa di irripetibile. E allora scatti!”. Ne è un esempio la foto dei pescatori nello Sri Lanka o quella del bambino che salta in un viale tra due muri azzurri, in India. Il fermo immagine blocca nel tempo un gesto, un’azione. “Le cose accadono quando dai loro tempo di accadere [...] per lo scatto giusto devi essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a liberarsi verso di te”, dice Steve, consigliando spesso queste parole nei suoi workshop.



Progetto Lavazza Tierra, Brasile.

Nei lunghi periodi in Afganistan mostra le crudeltà della guerra, immortala l’anima di un popolo stanco, che nonostante la violenza e la distruzione non cede alla rassegnazione. Il dolore e la sofferenza sono parte della sua fotografia. Il suo occhio documenta la tragedia dalle Torri Gemelle fotografate dal suo studio a New York e in mezzo alle macerie; la Guerra del Golfo con il disastro ambientale causato dal petrolio e le conseguenze sugli animali; il Giappone dopo lo tsunami e i bambini soldato reclutati nel Medio Oriente.


La mostra è allestita presso la Reggia di Venaria , complesso monumentale in stile barocco, paragonabile per la sua struttura a Versailles. Dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, è stata progettata dall'architetto Amedeo di Castellamonte su commissione del duca Carlo Emanuele II ed originariamente, doveva essere la base per le battute di caccia del re e dei nobili. Fa parte delle residenze Reali del Piemonte e al suo interno, lavorarono architetti del calibro di Filippo Juvarra. L’allestimento sorge all’interno della Citroniera delle Scuderie Juvarriane in collaborazione con SudEst57, che rappresenta il fotografo in Italia e con il sostegno di Lavazza. Il progetto espositivo è stato curato da Biba Giacchetti e allestito da Peter Bottazzi.


È qui che per la prima volta viene presentata l’opera di uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea che ha come obbiettivo quello di raccontare la sua vita e il suo lavoro. All’interno vi sono anche fotografie tratte dai suoi numerosi viaggi in Africa, America Latina e Asia nell’ambito di ¡TIERRA! il principale progetto di sostenibilità realizzato da Lavazza, condiviso dal fotografo con passione e dedizione riflettendo il suo sguardo sul lavoro e sulla vita quotidiana dei produttori di caffè. Dal 2002 l’azienda e la sua Fondazione sono impegnate in attività di sviluppo e sostegno delle comunità di caficultores in ben otto paesi: Perù, Honduras, Colombia, Brasile, Tanzania, Vietnam, India ed Etiopia, portando nel 2015 alla realizzazione del Calendario Lavazza dedicato agli “Earth Defenders”, i Difensori della Terra, insieme alla collaborazione di Slow Food.



Una produzione di immagini lunga più di trent’anni, dalle origini fino ad oggi. Un incessante lavoro che nasce dai suoi desideri più grandi: fotografare e viaggiare.

Ed è proprio con le sue massime che si conclude la mostra, dove attraverso un video, Steve McCurry propone alcuni suggerimenti ai giovani fotografi e spiega il segreto del suo successo: 1) Limita le giornate di viaggio e concentrati su degli obbiettivi precisi. 2) Perditi per la città, segui le coincidenze e gli incontri fortuiti. 3) Se vedi un’immagine visivamente interessante, stacci accanto! 4) Circondati delle persone giuste, prendi parte alle conversazioni. 5) Segui la tua passione, coinvolgiti in qualcosa che fa parte di te.


La mostra è stata esposta dal 1 Aprile al 25 settembre del 2016.



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