La Reggia di Venaria è una delle regge sabaude, costruita per Carlo Emanuele II. L’edificio monumentale, vanta alcune delle più alte espressioni del barocco universale. Un complesso alle porte di Torino con 80.000 metri quadri di edificio monumentale, 50 ettari di Giardini e 3.000 ettari recintati del Parco La Mandria. È considerato un capolavoro dell’architettura e del paesaggio, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
All’interno delle Sale dei Paggi è allestita la mostra di Sebastião Salgado, intitolata Genesi. Genesi è un progetto iniziato nel 2003 e durato 10 anni con 245 immagini in bianco e nero che documentano il lavoro del fotografo, sottolineando la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di cambiare il nostro stile di vita e di assumere nuovi comportamenti più rispettosi verso la natura.
La mostra è suddivisa in cinque sezioni che ripercorrono le terre in cui Salgado ha realizzato le immagini: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl. Ogni spazio ha un colore diverso, dal grigio chiaro, scuro, verde e bordeaux per delineare i luoghi incantati immortalati nelle sue fotografie. Attraverso la presenza delle didascalie ci racconta curiosità e aneddoti dei suoi viaggi, spiegandoci la storia degli indigeni o le avventure che hanno portato alla realizzazione di un’immagine, come la cenere di sterco utilizzata dagli indigeni per allontanare gli insetti o la carica di un elefante alla sua jeep, subito dopo aver realizzato una delle foto che lo renderanno celebre.
Salgado si concentra sulla vastità dei paesaggi creando attraverso la composizione, più piani tra terra, acqua, neve, vegetazione mescolando in una trama, stile texture, le terre infinite, plasmate grazie al bianco e nero e alla luce. I tagli delle sue immagini sono pensate e costruite per evidenziare la vastità di quei luoghi in cui il nostro occhio si perde nel contemplarle.
Ampio spazio è dato dalla presenza degli animali, padroni di quei luoghi sconosciuti. Sebastião ha vissuto nelle Galapagos tra tartarughe giganti, iguane e leoni marini, ha viaggiato tra le zebre e gli animali selvatici che attraversano il Kenya e la Tanzania, rispondendo al richiamo annuale della natura alla migrazione. Non solo si concentra sui loro movimenti, immortalandoli nello spazio, ma cattura i dettagli di questi esseri viventi: code, zampe, occhi diventano fondamentali per narrare l’equilibrio con l’ambiente circostante.
Un’attenzione particolare è riservata alle popolazioni indigene ancora vergini: gli Yanomami e i Cayapó dell’Amazzonia brasiliana; i Pigmei delle foreste equatoriali nel Congo settentrionale; i Boscimani del deserto del Kalahari in Sudafrica; le tribù Himba del deserto della Namibia e quelle più remote delle foreste della Nuova Guinea. Sebastião trascorre diversi mesi con ognuno di questi gruppi per poter raccogliere una serie di fotografie che li mostrassero in totale armonia con gli elementi del proprio habitat. La caccia, i rituali e i ritratti realizzati con inquadrature perfette, raccontano la loro quotidianità, permettendoci di scoprire e osservare nuovi mondi.
Isola di Siberut, Sumatra, Indonesia, 2008 - Sebastião SalgadoAmazonas ImagesContrasto
“Genesi è la ricerca del mondo delle origini, la prova che il nostro pianeta include tuttora vaste regioni remote, dove la natura regna nel silenzio della sua magnificenza immacolata; autentiche meraviglie nei Poli, nelle foreste pluviali tropicali, nella vastità delle savane e dei deserti roventi, tra montagne coperte dai ghiacciai e nelle isole solitarie […]. Gli alberi hanno un ruolo speciale perché producono ossigeno e neutralizzano le emissioni di biossido di carbonio, colpevole del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici. Grazie a loro possiamo respirare meglio e nutrire speranze per il futuro del pianeta” sostiene Lélia Wanick Salgado, curatrice della mostra su progetto di Contrasto e Amazonas Images.
Lélia e Sebastião hanno creato nello stato di Minas Gerais in Brasile l’Instituto Terra che ha riconvertito alla foresta equatoriale - che era a rischio di sparizione - una larga area in cui sono stati piantati quasi 300 specie diverse di alberi e in cui la vita della natura è tornata a fluire attirando uccelli e animali scomparsi da decenni. L’Instituto Terra è una delle più efficaci realizzazioni pratiche al mondo di rinnovamento del territorio naturale ed è diventata un centro molto importante per la vita culturale della città di Aimorès.
Con questa mostra, Sebastião Salgado, non solo dimostra di essere uno dei migliori fotografi del mondo, ma di utilizzare la fotografia a scopo sociale e umanitario per migliorare il futuro del pianeta.
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